lunedì 18 febbraio 2008

Il pranzo della domenica



Il piatto forte di questa domenica ve lo servo tiepidino, visto l'ora in cui pubblico il post.

Un altro racconto per voi di Fabrizio Pizzuto. Buon appetito!

Gennaio

Dunque sono sei mesi adesso che non faccio l’amore… lo so con certezza, perché lei prese l’aereo il giorno dei fatti di cronaca nera del mio paese, qualche anno dopo ovviamente…. quando la città era in fiamme e un nostro conoscente fu arrestato per aver ucciso due persone e mancate altre due… i responsabili dell’incendio… lui fu denominato Il giustiziere e nessuno lo odiò… almeno così dicono, non ho parlato con tutti… le fiamme arrivarono fin sotto al rifornimento di benzina di mio padre… c’era ancora mio padre… oggi è sei mesi dopo, meglio tre anni e sei mesi dopo… e io non ho mai più toccato una donna dopo la sua partenza… sia chiaro quel giorno ci siamo lasciati, ma io non ho toccato più una donna lo stesso, perché è così…

Insomma sono sei mesi oggi ed è domenica, ed ho invitato una donna a pranzo… credo che tenterò di fare qualcosa, almeno forse, mi sento un po’ ottimista… nel senso che mi sembra che mi va… poi magari non va a lei.. ma sarebbe già qualcosa se mi decidessi a provare… si insomma a provare a essere più verso lì, che verso l’amicizia… corteggiare, si, dicono così…

Sara ha i capelli castano rossicci e due grandi tette… è dolce e ha bei fianchi e un bel sorriso… studia architettura… non sopporta i film horror, ma nessuno è perfetto..

Mentre metto su la padella con un filo d’olio e uno spicchietto d’aglio non so ancora cosa le preparerò… ma mi sento bene, e sto danzando iconoclash di Boosta, ascolto i suoi remix e sentendo i feeling like in a dolce vita simulo di accoppiarmi col frigorifero… quanto sono idiota… ho messo la selezione casuale dei brani ed è ancora più figo… mentre immagino le sue tette danzarmi sul ventre, o piuttosto l’esplosione del suo sorriso sopra il mio, opto per le tagliatelle, mentre l’acqua riscalda, taglio i pachino in quattro parti… passo le cozze già sgusciate al vino bianco… ah, il vino, la scelta più difficile, Segreta Planeta… abbastanza buono, non il miglior Planeta ma buono… ma un vino de li castelli, già aperto, per sfumare e per me… poi aggiungo le cozze al sughetto… che poi è pomodoro e olio con aglio soffritto, niente sughi pronti, tolgo l’aglio solo alla fine e il pomodoro lo schiaccio un po’ per far uscire il sugo, che di olio ne metto poco… un pizzico di basilico… ah, io aprirei con formaggio salato e miele, che dite? Magari pecorino e miele, una cosa così… Si, già la vedo che sorride di piacere… tutto sommato voglio più che sorrida che altro… ok, certo, vorrei pure altro ma mi sento un po’ maschilista a pensare così, deve essere colpa della mia storia con Laura, quella cazzo di militante femminista mi ha alterato la natura, è così bello essere un porco a volte… che c’è di male, mica esagero mai… però in fondo Laura mi piaceva perché era lesbica… ok ok, ma questa è un’altra storia..

Insomma tra qualche ora viene lei e io ho completamente dimenticato i motivi della mia lunga astinenza… già mi vedo, come un coglione a dire cose carine… forse è meglio bere, e far bere, stimola la sincerità, dicono così, disinibisce… ma poi cos’è la sincerità, quali sono le cose sincere? che poi magari è vero che mi piace, ma è così sciocco dirlo da sobri…

Un aggiuntina di peperoncino piccante può andare… poco, perché so che lo gradisce, ma non so se lo regge, ne ho uno che insaporisce, ma non brucia granchè, me lo hanno portato… ho della grappa per chiudere e dell’ottima uva bianca, ma quella va mangiata assieme alla seconda bottiglia di vino bianco… si, si… che ne dite? e se lei si ferma basterà riempirle il bicchiere ogni tanto… mica per scoparmela per forza, eh… per esserci divertiti… si, diciamo così… adesso sto danzando dancing like a chat… rock n roll robot… Camerini è sempre Camerini…

I dolci non li so fare… li adoro ma non li so fare, non ho mai pensato di potermici applicare perché lo considero un taboo… insomma secondo me qualche mancanza ci va… ne ho più di una ma questa è in particolare, non mi sforzo per guarire… è un taboo, ecco… niente dolci, li dovrà fare lei, o una lei un giorno…

Mamma li sapeva fare, e anche zia, ma non ho mai rubato le ricette… le rubavo le ricette di tutto, ma non dei dolci, quello era un momento suo… aspettavo spanzato davanti alla tv e vedevo il dolce pronto… vedevo i cartoons, la corsa più pazza del mondo con dick dusterdley, o come diavolo si scrive… poi più grande vedevo i film di Landis o la saga di Ritorno al futuro… ma la scena era uguale… nella mia fantasia ho passato tutta l’infanzia aspettando il budino alle fragole di mamma, davanti a Ritorno al futuro, tutto preso dalle vicende di J.Fox…

Sara sarà qui a momenti e io non ho ancora finito… non faccio l’amore dalla data di partenza di Laura, quella cazzo di militante lesbica, che è anche l’anniversario dell’incendio al mio paese, in Sicilia… ma tre anni dopo… vivo a Roma da dieci anni adesso però, ma tre anni fa, quando tutto prese fuoco e i colpevoli furono giustiziati, io ero lì… non faccio l’amore e non so se oggi lo farò, ma forse neanche mi andrà… e in fondo adesso l’unica cosa che ho a cuore, è il perfetto dosaggio degli ingredienti nelle mie tagliatelle… il pachino, le cozze, il vino, scegliere una seconda bottiglia, il basilico fresco, ricordarmi di togliere l’aglio, un peperoncino che picca ma poco, non per me ma per lei… un qualcosa, una cosa qualsiasi che faccio per lei, che nemmeno conosco, e che forse manco voglio, ma è così… la verità è una cosa così… il resto sono menate da scrittori di serie B.

Voglia di Francia



Sabato mattina, finalmente, dopo la voglia che mi aveva scatenato la lettura di un post del Cavoletto, ero davanti ad una costosissimo banco della frutta a Campo dei fiori per soddisfarre il mio desiderio di Francia. Alla modica cifra di 18 euro al kilo ho acquistato due costoline di Rabarbaro. Prima del mio soggiorno in Francia non avevo un'idea precisa dell'utilizzo del Rabarbaro. La mia conoscenza si fermava a delle caramelline che trovavo a casa dei miei nonni. Insomma cose di altri tempi!! Poi, in una di quelle mattine di bighellonaggio nella Ville, entro in una boulangerie e assaggio una tarte buonissima; l'amarognolo del rabarbaro insieme al profumo del burro salato è stata una piccola scoperta e quel sapore ho provato a ricrearlo a casa mia.

Questa è la mia versione!

Ingredienti per 5 tortine:

Per la pasta sablé
60g di burro salato
40g di farina
un quarto di cucchiaio di lievito per dolci
2 cucchiai da cucina di zucchero
1 tuorlo d'uovo

Per il ripieno
2 costole di rabarbaro
10 cl di crème fraiche (in alternativa si può usare della ricotta di mucca resa cremosa da della crema di latte)
1 tuorlo d'uovo
1 cucchiaio di farina (meglio di riso)
cannella q.b.
aroma di vaniglia

Mescolate la farina con il lievito e lo zucchero. Aggiungete un tuolo d'uovo, mescolate velocemente per poi strofinare tra le mani la pasta per ridurla in briciole. Aggiungete il burro fuso per formare sempre impastando velocemente un panetto. Lasciate riposare.
Lavate, private della pelle e dei filetti il rabarbaro. Tagliatelo a tocchetti e lasciatelo marinare in un cucchiaio di zucchero per una mezzora.
Formate una crema mescolando crème fraiche, il tuorlo d' uovo, un ultimo cucchiaio di zucchero, aroma di vaniglia, cannella (a seconda del vostro gusto) e infine i tocchetti di rabarbaro.
Stendete con la punta delle dita la pasta in piccole formine e riempite le tortine con la crema di rabarbaro.
In un forno già caldo infornatele per una mezz'ora circa a 200°.
Servitele tiepide.